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Smart City

Smart city: ecco alcuni modelli di città innovative e sostenibili

Smart city: ecco alcuni modelli di città innovative e sostenibili

Quante ore passate imbottigliati nel traffico? Soprattutto nelle grandi metropoli, la risposta è scontata perché praticamente dappertutto si sprecano troppe ore di tempo prezioso fermi in coda. Non preoccupatevi perché, finalmente, sono molte le città dove si stanno investendo importanti risorse per risolvere (anche) questi problemi. La soluzione prende il nome di smart city, area urbana dove l’innovazione e la tecnologia si intrecciano con la sostenibilità. 

In pratica, queste città assumeranno una nuova veste e lo stress, l’ansia e i fastidiosi suoni di clacson ininterrotti diventeranno solo lontani ricordi. Ecco una panoramica con alcuni modelli di smart cities. 

Alcuni dati sul traffico

Per inquadrare il fenomeno partiamo dai dati. Secondo il TomTom Traffic Index, nel 2021 gli automobilisti hanno perso in coda 142 ore a Istanbul, 82 ore a Palermo e Parigi, 75 ore a Roma, 69 ore a Berlino, 64 ore a Milano

Si tratta solo di alcuni esempi che, però, fanno ben comprendere come sia importante rivoluzionare la mobilità urbana. Per permettere agli automobilisti di dedicare questo tempo ad attività migliori, ma anche (e soprattutto) per cercare di limitare il problema dell’inquinamento, che aumenta drasticamente quando il traffico è maggiore. 

Le limitazioni del traffico a Parigi

Da questo punto di vista, si è mossa concretamente Parigi che dal 2018 ha vietato il transito delle automobili tra Place de la Concorde e il Municipio di Parigi. Un tratto di strada che prima era percorso da ben 40 mila auto al giorno. 

Inoltre, ogni prima domenica del mese è imposto il divieto di circolazione in varie zone della città. Limitazioni che non vogliono creare disagi, ma cambiare paradigma: l’idea, infatti, è quella di ampliare le piste ciclabili e introdurre un ampio servizio di bus elettrici.

Alcuni modelli di smart cities

Ma non ci sono solo divieti: a Singapore, per esempio, si sta puntando sulla tecnologia con app per la mobilità multimodale, veicoli elettrici, monopattini, oltra a bus e taxi con guida autonoma. 

E poi ci sono la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale, dove i dati del traffico si intrecciano con la sostenibilità, ad esempio tramite l’utilizzo di semafori intelligenti. Vengono usati nel quartiere “Quayside Toronto” (Canada)promosso da Google oppure a Wolfsburg (Germania). Volkswagen vuole sperimentare guida autonoma, semafori intelligenti e sviluppare entro il 2025 la rete di colonnine di ricarica in modo massiccio per servire tutti veicoli elettrici.

Un progetto futuristico in Arabia Saudita

Qualcuno ha deciso anche di partire da zero, con progetti ambiziosi: è il caso del principe saudita Mohammad bin Salman. Nel 2017 ha proposto Neom, un modello di città del futuro che punta non solo ad innovazioni e tecnologia per fare in modo che tutti i luoghi possano diventare raggiungibili in 15 minuti con mezzi sostenibili, ma anche alla riforestazione delle aree desertiche della provincia di Tabuk (Arabia Saudita). 

Quindi, finirà la frustrazione per gli automobilisti? La strada verso le “città intelligenti” è tracciata: ora non resta che attendere gli sviluppi. 

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Smart City

La sostenibilità arriva anche in ospedale

Sono sempre più numerose le realtà che decidono di porre attenzione alla sostenibilità: tra queste, c’è anche l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo che recentemente ha dato il via ad una collaborazione per l’installazione di colonnine di ricarica. 

Se volete sapere di più su questo interessante progetto, continuate a leggere il nostro articolo!

Il progetto

L’iniziativa nasce grazie all’azienda danese Novo Nordisk nell’ambito di un progetto internazionale denominato “Circular for Zero“, il quale si pone il nobile scopo di azzerare l’impatto ambientale entro il 2030. Si tratta di un progetto ad ampio raggio che vedrà l’installazione di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici nei parcheggi di diversi ospedali in tutta Italia. 

Le nuove colonnine 

Tra questi, appunto, c’è anche l’azienda socio sanitaria territoriale (Asst) Papa Giovanni XXIII di Bergamo: in questo caso, negli scorsi giorni sono state installate 4 nuove colonnine di ricarica nel parcheggio della Casa di Comunità di via Borgo Palazzo, proprio per rispondere alle esigenze dei pazienti e dei loro familiari che si muovono con auto green. 

Le precedenti iniziative sostenibili 

L’Asst Papa Giovanni XXIII, tra l’altro, non è nuova ad iniziative di questo tipo, dimostrando una spiccata sensibilità e attenzione alla sostenibilità ambientale. “Queste colonnine – ha tenuto a precisare il direttore generale Maria Beatrice Stasi – si aggiungono a quelle che abbiamo installato l’anno scorso, grazie ad un finanziamento di Regione Lombardia, per un totale di 16 colonnine ora disponibili nei nostri presìdi”.

Nello specifico, lo scorso anno erano state realizzate 12 infrastrutture di ricarica nei parcheggi dell’ospedale per gli operatori e nelle aree di posteggio interne dedicate agli utenti (2 delle quali anche nel presidio di San Giovanni Bianco). L’attenzione è stata riservata anche ai motocicli elettrici, con una colonnina ad essi dedicata presso l’ospedale cittadino.

Ha lodato il progetto complessivo anche l’assessore regionale a infrastrutture e opere pubbliche Claudia Maria Terzi, evidenziando che “la Regione è impegnata nell’agevolare la realizzazione delle infrastrutture di ricarica”.

La tutela della salute si intreccia con quella dell’ambiente

Quindi, ora che finalmente la strada è stata trovata e il viaggio è iniziato bisogna continuare il percorso, accompagnati da più persone possibili perché, come afferma Alessandro Mantineo, Head of Patient Access Novo Nordisk Italia, “è importante coinvolgere la popolazione nelle diverse strategie per salvaguardare la salute della città e dei cittadini, così da guidarli ad un cambiamento significativo per la loro salute e per l’ambiente”.

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Attualità

Electra: 3000 nuovi punti di ricarica ultraveloci

Ormai è chiaro: il futuro della mobilità sarà sempre più elettrico anche in vista dell’obiettivo posto dall’Unione europea, quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per anni è risultato essere meno chiaro il fatto che per attirare nuovi acquirenti di veicoli green è necessario investire anche sulle infrastrutture di ricarica.

I professionisti del settore se ne stanno accorgendo e sono sempre più numerosi quelli che stanno decidendo di investire risorse anche nel nostro Paese. Tra questi, Electra ha deciso di investire 200 milioni di euro per installare in Italia 3000 punti di ricarica ultraveloci entro i prossimi 3 anni.

Alcuni dati

Se guardiamo ai dati nazionali non si può certo dire che negli ultimi anni le infrastrutture di ricarica non siano aumentate. Sulla base delle rilevazioni di Motus-E, al 30 settembre 2022 risultavano installati 32.776 punti di ricarica con una crescita del 32% rispetto al 2021.

Le nuove colonnine sono ultraveloci

Quello che contraddistingue l’investimento di Electra deriva dalla parola “ultraveloce”. Ad oggi sul totale dei punti di ricarica presenti in Italia solo circa 1000 risultano essere ultraveloci.

Una distinzione non da poco se si pensa al fatto che questa tipologia di colonnine consente di ricaricare l’auto elettrica in 15-30 minuti. In una società frenetica come la nostra, dove si dice che “il tempo è denaro”, potrebbe essere già un incentivo per avvicinare dubbiosi al mondo dei veicoli green.

Punti di ricarica capillari

Un altro aspetto importante dell’investimento di Electra sta nella capillarità: queste stazioni di ricarica, infatti, verranno realizzate nei pressi di centri commerciali, parcheggi, supermercati, hotel e ristoranti; quindi, in luoghi facilmente accessibili e dove nell’attesa del completamento della carica è possibile svolgere altre commissioni, senza sprecare tempo. Tra l’altro, si potranno prenotare in anticipo grazie ad una specifica app.

Chissà se saranno sempre più numerose le aziende che seguiranno la strada tracciata da Electra e chissà se molti scettici del mondo green con questa novità cambieranno idea? Per saperlo, non resta che attendere i futuri sviluppi!

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Attualità

Come abitare in una casa sostenibile

Il mosaico della sostenibilità ha bisogno di svariati tasselli per essere completato e uno di questi è quello che raffigura le abitazioni. Abitare in una casa sostenibile contribuisce in maniera rilevante a ridurre le emissioni di Co2. Si pone un’attenzione particolare a partire dalla costruzione, sin dalla scelta dei materiali più ecosostenibili.

Ecco qui alcuni accorgimenti per vivere in una vera casa ecosostenibile.

I materiali

Partiamo proprio dalle fondamenta. Per la costruzione di case green è molto importante anche la scelta dei materiali e ne esistono molti alternativi a cemento, acciaio e plastica. Tra questi, possiamo ricordare il legno che risulta essere resistente e flessibile (si può utilizzare per i pavimenti ma anche per i muri, fino ad arrivare a casa economiche completamente costruite in legno), pietra naturale (per i pavimenti) e sughero (come isolante).

Come riscaldare la casa?

Una volta costruita l’abitazione, bisogna pensare a riscaldarla e illuminarla. In primis, è importante la presenza di molte finestre in vetro (meglio se doppio) che facciano entrare sufficiente luce; dopo per una vera casa ecologica non può mancare l’installazione di pannelli fotovoltaici, cappotti termici e pompe di calore.

I costi

La forbice dei prezzi per questa tipologia di abitazioni è ampia ma non è vero che sono inaccessibili. Da una parte i materiali ecosostenibili sono a basso costo e dall’altra i pannelli fotovoltaici riducono drasticamente i costi per l’energia e il costo per la loro installazione viene ammortizzato in una decina d’anni.

Alcuni dati

Quelli che abbiamo appena enunciato sono alcuni essenziali accorgimenti per abitare in una casa green che rispetti il può possibile l’ambiente che ci circonda anche perché il settore delle costruzioni risulta essere tra i più inquinanti.

Lo evidenziano nitidamente i dati: secondo uno studio delle Nazioni Unite, infatti, “nel 2021 – si legge nello studio – il settore delle costruzioni ha rappresentato circa il 37% delle emissioni di CO2 legate all’energia”. Per rendere meglio l’idea: le costruzioni hanno superato anche il settore dei trasporti che si è fermato al 22%.

Insomma, tutto ciò fa comprendere che il tassello dell’abitare è essenziale nel mosaico della sostenibilità, anche perché molti di voi dovranno abitare nella stessa casa per tutta la vita e se riuscirete a farlo in maniera sostenibile sarà un beneficio per tutti. 

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