Attualità
Recovery Fund: focus sulla mobilità sostenibile

Un modello di sviluppo differente e più sostenibile è possibile? Sembra voler rispondere proprio a questo quesito Next Generation Eu (noto in Italia con il nome Recovery Fund), il piano di investimenti per rilanciare l’Unione Europea dopo la crisi del coronavirus che stanzia una cifra senza precedenti: ben 750 miliardi, di cui 205 destinati all’Italia.
I progetti faro del Next Generation Eu
Per comprendere ancora meglio, basta leggere quali sono i cosiddetti “progetti faro” che la commissione europea descrive, incoraggiando vivamente gli Stati membri a includerli nei loro piani di investimenti e riforme. Le priorità indicate sono sette:
- Utilizzare più energia pulita.
- Rinnovare, migliorando l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati.
- Ricaricare e rifornire, promuovendo tecnologie pulite adeguate alle esigenze future per accelerare l’uso di sistemi di trasporto sostenibili, accessibili e intelligenti, stazioni di ricarica e rifornimento e l’estensione dei trasporti pubblici.
- Collegare, estendo i servizi veloci a banda larga compreso il 5G.
- Modernizzare, digitalizzando la pubblica amministrazione
- Espandere, aumentando le capacità di cloud industriale europeo di dati e lo sviluppo dei processori più potenti, all’avanguardia e sostenibili.
- Riqualificare e migliorare le competenze, adattando i sistemi d’istruzione.
L’energia green per implementare la mobilità sostenibile
Nel terzo punto ci si concentra sull’importanza dell’energia green per implementare la mobilità sostenibile, prospettando un futuro prossimo rivoluzionario da questo punto di vista, con l’idrogeno che dovrebbe acquisire un ruolo di primo piano anche come carburante alternativo per le auto. Se ora, infatti, ci potrebbe sembrare ancora uno scenario lontano e futuristico, con gli obiettivi della commissione europea si punta a farlo diventare sempre più realistico.
La prospettiva è quella di produrre in Europa 1 milione di tonnellate di idrogeno verde (cioè realizzato con energie rinnovabili) tra il 2020 e il 2024, cioè circa il 6 per cento della domanda attuale di gas in un paese come l’Italia.
Mentre tra il 2025 e il 2030 dovrà entrare a pieno titolo del nostro sistema energetico integrato, con la produzione fino a dieci milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile nell’UE e tra il 2030 e il 2050 queste tecnologie dovrebbero raggiungere la maturità e trovare applicazione su larga scala in tutti i settori difficili da decarbonizzare.
Si prevede inoltre la distribuzione di idrogeno alle stazioni di servizio lungo le normali arterie stradali, puntando a costruire almeno metà delle 1.000 stazioni necessarie in Europa nei prossimi tre anni.
Le auto a idrogeno
Le auto a idrogeno sono alimentate da un motore elettrico ma la differenza principale consiste nel fatto che questi veicoli producono da soli l’energia elettrica, hanno minori tempi di ricarica (meno di 5 minuti) e più autonomia (circa 500 Km).
Tra i modelli di auto a idrogeno disponibili sul mercato ci sono la Hyundai Nexo e la Toyota Mirai. Mentre la Bmw i Hydrogen Next dovrebbe debuttare nel 2022.
Attualità
Il mercato delle auto elettriche cresce, ma non come l’Europa

Il fatto sicuramente positivo è che il mercato delle auto elettriche sta crescendo, ma ci sono ancora grandi margini di miglioramento soprattutto perché il mercato italiano non sta al passo con quello europeo. È questa l’estrema sintesi degli ultimi dati sul mercato dell’automotive diffusi dall’associazione Motus-E; dati che fanno ben sperare sulla diffusione delle auto green e che danno una visione d’insieme anche sulla situazione europea.
Scopriamoli insieme!
Alcuni dati
Il primo dato che prendiamo in considerazione è positivo: al 31 luglio 2023 circolavano in Italia circa 204 mila auto elettriche, di cui 36.778 nuove immatricolazioni da gennaio a luglio di quest’anno con un aumento del 29,63% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ed è confortante anche la quota di mercato dei primi sette mesi dell’anno che ha un leggero incremento, passando dal 3,56% del gennaio-luglio 2022 al 3,82% nello stesso periodo di quest’anno.
Un leggero aumento che mantiene viva la speranza sulla diffusione delle auto elettriche, ma che fa ben comprendere quanto ancora la strada sia lunga per un aumento di investimenti e fiducia nel settore della sostenibilità automobilistica.
La diffusione nelle regioni
Quali sono le regioni con ma maggior diffusione di veicoli green? Sempre prendendo in considerazione i primi sette mesi dell’anno, sul gradino più alto del podio c’è la Lombardia con 6.763 veicoli immatricolati (+41,5% rispetto ai primi sette mesi del 2022), al secondo posto il Trentino-Alto Adige con 6.630 immatricolazioni (+31,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso) e la medaglia di bronzo va al Lazio con 4.299 veicoli immatricolati (+36,4%).
Alcuni numeri europei
È importante, però, anche capire quanto siamo ancora distanti dai numeri di altri Paesi europei. Solo per fare alcuni esempi: in Francia la quota di mercato dell’elettrico puro è 17,2%, in Germania 18,9%, 5,8% in Spagna e 17,9% nel Regno Unito.
Proprio per questo Motus-E evidenzia che “diventa sempre più urgente utilizzare in modo maggiormente efficace le risorse già stanziate per il settore, intervenendo sul cap di prezzo per accedere agli incentivi, estendendo le agevolazioni in forma piena anche per le flotte aziendali e i noleggi e rivedendo la fiscalità con vantaggi specifici per chi sceglie la mobilità elettrica”.
Attualità
L’auto più venduta al mondo è elettrica

Se gli scettici hanno sempre pensato che quello delle auto elettriche sarebbe rimasto un mercato di nicchia, forse dopo questa notizia inizieranno a ricredersi: Tesla Model Y è stato il modello d’automobile più venduto al mondo nel primo trimestre 2023.
Sì, avete capito bene: un’auto elettrica è riuscita a scalare tutte le classifiche, superando nelle vendite anche i modelli di vetture tradizionali.
Un segno di fiducia per il settore
La notizia è sicuramente storica perché è la prima volta che un veicolo green sale in testa alla classifica di vendita mondiale.
Certo, questo non vuol dire che all’improvviso i veicoli green siano diventati più diffusi di quelli tradizionali ed è importante anche premettere che la Tesla è prima in una classifica parziale che si riferisce soltanto al primo trimestre di quest’anno; sicuramente, però, si tratta di un segno che inietta fiducia in tutto il settore e fa ben sperare per un futuro dell’automotive sempre più sostenibile.
I dati delle vendite e il podio
Entriamo ora nel dettaglio: i dati mostrano che la Tesla Model Y è prima in classifica con 267.200 unità vendute, dietro di lei c’è la Toyota Corolla che ha registrato 256.400 unità nel primo trimestre 2023 e sul terzo gradino del podio troviamo la Toyota Hilux con 214.700 unità vendute.
Dove è stata venduta?
Dove è stata venduta prevalentemente questa Tesla? Sicuramente ha riscosso maggiore successo in Cina dove si registrano quasi la metà delle immatricolazioni totali (44%), ma è molto diffusa anche negli Stati Uniti (34%) e inizia ad essere sempre più apprezzata in Europa (19%).
Anche i bus elettrici sorpassano quelli diesel
Pensando ad una mobilità sempre più sostenibile non è da sottovalutare nemmeno un altro dato: in Europa gli autobus elettrici sono i più venduti nel primo trimestre del 2023, superando quelli diesel.
Due notizie confortanti per chi crede nell’elettrico che fanno ben sperare e che potrebbero diventare un ottimo incentivo per trovare sempre più imprenditori che decideranno di investire concretamente nella mobilità green.
Attualità
Intervista al bergamasco Mario Caironi

“La mobilità sostenibile è una strada inevitabile. Bisogna investire in modo serio in quella direzione per il beneficio di tutti, per la salute pubblica in prima battuta”.
A parlare è Mario Caironi, 45enne bergamasco (originario di Scanzorosciate) che si è laureato in ingegneria elettronica al Politecnico di Milano e, dopo un dottorato in ingegneria dell’informazione a Milano e un post dottorato di ricerca a Cambridge, dal 2014 ha allestito e dirige il Printed and Molecular Electronics Laboratory dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Milano.
Proprio lui, insieme al suo team (primo autore del lavoro è Ivan Ilic), ha realizzato il primo prototipo al mondo di una batteria ricaricabile commestibile. Noi di Guida Sostenibile siamo riusciti ad intervistarlo per scoprirne di più.
1. Come vi è nata l’idea di creare una batteria commestibile?
L’idea è nata dal fatto che c’è un trend dello sviluppo di dispositivi ingeribili che servono a leggere parametri all’interno del corpo: fino all’altro ieri le uniche tecnologie già sul mercato erano di elettronica standard che viene incapsulata in una pillola rigida, la quale fa sì che l’elettronica al suo interno non entri a contatto col corpo.
La nostra sfida è partita da questa domanda: perché non fare pillole che possano fare operazioni più semplici (al momento non si possono integrare telecamere) però utili, ad esempio leggere alcuni parametri fisici, con un’elettronica nuova che possa essere completamente sicura per l’ingerimento, come il cibo?
Da qui poi c’è stata la necessità di avere i diversi componenti, quindi anche una batteria commestibile che abbiamo realizzato nel 2022 e messo a punto quest’anno.
2. Quali sono gli “ingredienti” che la compongono?
Come anodo c’è la riboflavina (conosciuta comunemente come vitamina B2) che è presente nelle mandorle e come catodo la quercetina contenuta nei capperi, per esempio. Queste molecole sono disperse in elettrodi a base di carbonio attivo, l’elettrolita è a base di acqua e il separatore dei due elettrodi lo abbiamo realizzato con alghe nori, quelle per la preparazione del sushi.
Poi gli elettrodi sono incapsulati in cera d’api e si compongono di materiali a più alta conducibilità che sono fatti con fogli di oro alimentare, quello che si mette sulle torte.
3. Può dirci alcune caratteristiche di questa batteria?
La tensione è di 0.65 V, nella prima versione la carica può durare fino a un’ora e può alimentare un piccolo led a bassa potenza, per esempio.
Ora stiamo lavorando, mantenendo fissi i materiali quindi la chimica della batteria, sull’architettura per mettere nello stesso volume sempre più capacità e sappiamo come aumentarla di dieci volte.
4. Le vostre batterie hanno già elevati livelli di sicurezza?
I materiali che abbiamo utilizzati li ingeriamo già in quantità molto superiori a quelli presenti nella batteria; quindi, a livello di ricerca noi la consideriamo estremamente sicura.
5. Arriveranno sul mercato?
Per quanto riguarda lo sviluppo, noi stiamo mettendo a punto anche dei sistemi della batteria per controllare, ad esempio come viene rilasciato un farmaco e altri aspetti.
È chiaro che per entrare sul mercato passerà diverso tempo perché c’è bisogno dello sviluppo tecnologico e di vari test per la sicurezza. Noi stiamo già lavorando anche in direzione del trasferimento tecnologico: ci sono molte vie per farlo, come creare start up o trasferirle nelle aziende interessate e stiamo ideando ora dei modelli per poter portare i prodotti sul mercato; si parla però di tempi lunghi, almeno 10 anni.
6. Ritiene che si possa percorrere la vostra strada per alimentare le auto elettriche con batterie commestibili, senza uso di materiali tossici?
Le nostre non sono batterie che possono alimentare la Tesla. Ma perché fare una batteria commestibile per un’auto? In realtà, servirebbe una batteria sostenibile, il cui smaltimento ha meno impatto.
Quello che noi vogliamo è mostrare che, anche con materiali di uso comune, è possibile realizzare una batteria vera e propria. Tra i nostri intenti, c’è anche quello di far comprendere che c’è una strada di sostenibilità anche per le batterie delle auto.
7. Si potrà arrivare alla soluzione dello smaltimento batterie e dell’utilizzo di materiali non tossici?
È fuori dal mio ambito ma è una strada forzata e la ricerca mostra che si può andare in questa direzione: ci sono potenzialità per aggredire gli aspetti più impattanti, dopodiché il tema riguarda le tempistiche e il mercato, difficili da prevedere.
8. Quanto è importante investire sulla mobilità sostenibile?
Per me è qualcosa che interessa tutti nella vita quotidiana: soprattutto nei grandi centri metropolitani la mobilità sostenibile è una strada inevitabile, così come rivedere la mobilità in senso lato vuol dire creare un’interconnessione tra diversi tipi di mobilità che abbiano sempre minor impatto.
Bisogna investire in modo serio in quella direzione per il beneficio di tutti, per la salute pubblica in prima battuta.
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