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Ambiente

Batterie elettriche, di cosa sono fatte?

materiali batterie litio cobalto nickel

La rivoluzione delle auto elettriche è iniziata e noi ci siamo in mezzo. Solo nel primo semestre del 2021 le immatricolazioni di vetture elettriche a livello mondiale sono aumentate del 109%, con 4,16 milioni di unità vendute. Questi numeri mettono in imbarazzo il 2019, dove le vendite si erano fermate a 1,99 milioni. Data l’esplosione di popolarità, la produzione di auto elettriche è aumentata esponenzialmente e con essa la produzione di materiali per realizzarle. Questo non sarebbe un problema se non fossero coinvolte le batterie elettriche. Ma le batterie sono forse il componente più importante per un’auto elettrica e per realizzarle servono materiali molto specifici. Vediamo quali.

Litio

Il litio è un materiale fondamentale nella realizzazione di batterie elettriche, ma il prezzo sta salendo e di questo passo l’offerta faticherà a stare dietro alla domanda. Come mai? Partiamo dal principio.

Il litio è un minerale che si ricava dalle rocce o dai depositi salini e con il processo di raffinazione si ottiene l’ossido e l’idrossido di litio, forma del litio ideale per la produzione di batterie elettriche. L’80% della produzione di litio viene solo da Australia e Cile, ma riguardo all’esportazione del litio raffinato ci sono Cina e Stati Uniti in testa. Gradualmente il quadro si fa chiaro, essendo una risorsa limitata e bramata dalle grandi potenze non c’è da stupirsi se il prezzo aumenta. Esiste un sostituto per questo materiale così ambito? Forse, non è impossibile ma è una prospettiva ancora lontana.

Cobalto

Il cobalto è un elemento chimico, in natura lo si trova in minerali come arseniuro, solfuro e solfoarseniuro. Probabilmente è il materiale più problematico per la produzione di batterie elettriche. Innanzitutto è un materiale insostituibile, secondo gli scienziati trovare un’alternativa sarà impossibile per ancora diversi anni. Ma i problemi non finiscono qui. La maggior parte della produzione mondiale di cobalto viene dal Congo, il quale non si fa problemi nel reclutare bambini da impiegare nell’estrazione del minerale. Secondo le stime di Amnesty International circa un terzo delle estrazioni di cobalto viene fatta da un minorenne.

Diversi paesi stanno prendendo misure per limitare questo problema, affidandosi a produttori non congolesi oppure andando a cercare altre cave di estrazione.

Nickel

Il nickel è un minerale che è sempre stato largamente utilizzato nella produzione industriale, ma oggi il suo utilizzo ha preso una piega totalmente diversa. Dalla padella alla batteria, oggi il nickel è fondamentale per la produzione di batterie ed è quindi diventato un materiale strategico per i paesi produttori. Indonesia, Filippine e Russia si spartiscono la produzione mondiale di nickel e più si scava più i prezzi aumentano. Persino Elon Musk ha espresso pubblicamente la sua preoccupazione riguardo al nickel. Ma potrebbe esserci una svolta all’orizzonte. Il principale raffinatore di nickel, Tsingshan Group, ha annunciato una nuova tecnologia che sarebbe in grado di convertire ghisa-nickel in metallina al 75% di Nickel. Ma per adesso il problema rimane e rimarrà per ancora diversi anni.

Il paradosso ecologico

Abbiamo visto i tre principali protagonisti della produzione di batterie elettriche. La domanda sorge spontanea: è davvero una scelta ecologica comprare un’auto elettrica? Dopo avervi presentato i dati ognuno è in grado di farsi la propria opinione. Ma nonostante la risposta che vi siete dati è importante ricordare le nostre responsabilità. Se vogliamo ambire ad un mondo più giusto e verde dobbiamo sempre cercare delle alternative migliori. Anche se ci sembra di aver compiuto dei grandi passi in avanti è fondamentale ricordarsi che la strada è ancora lunga.

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Ambiente

Guida ai comportamenti sostenibili e consapevoli

Forse il lockdown che abbiamo vissuto nel 2020 a causa della pandemia ci ha aperto gli occhi anche sulla sostenibilità o almeno li ha aperti a chi cercava in tutti i modi di tenerli chiusi. Un periodo con zero automobili in circolazione, pochissime industrie aperte e tanta voglia di uscire in mezzo alla natura dopo mesi di chiusura obbligatoria, hanno sicuramente acceso un po’ di consapevolezza sull’importanza della tutela dell’ambiente.

Lo ha confermato anche uno studio della società Essity, denominato “The Green Response Report 2021”. Sono stati approfonditi gli effetti della pandemia sui cittadini. Il risultato conferma che il 70% degli intervistati si è dichiarato cosciente del fatto che può influenzare la situazione ambientale attraverso i propri comportamenti.

Il problema, però, è che la maggior parte non ha ancora ben chiaro come farlo ed è proprio per chiarire questi aspetti che è nato (In)Sostenibili Terrestri, la guida supermoderna per umani che vogliono salvare il pianeta…o quasi, promosso da Essity in collaborazione con Legambiente.

Continuate a leggere il nostro articolo se volete scoprire di cosa si tratta.

Di cosa parla la guida?

Abiti usati, raccolta differenziata, acqua, energia, auto elettriche, “plastic-free”, spreco alimentare, mezzi di micromobilità green. Questi sono solo alcuni dei temi sostenibili trattati dalla suddetta guida. La vera novità è che vengono affrontati in modo “leggero” ma consapevole, in modo da coinvolgere trasversalmente più generazioni.

Come? Attraverso una sorta di “racconto fiabesco” che possa agganciare anche i più piccoli per poi far loro comprendere l’importanza del rispetto dell’ambiente e quali sono i comportamenti corretti da adottare. La guida lo fa attraverso un simpatico protagonista, l’alieno, che in maniera ironica evidenzia le imperfezioni quotidiane dei comuni terrestri.

Un punto di partenza verso la sostenibilità

Un bel modo per scalfire la confusione e i pregiudizi che insidiano molti cittadini, i quali magari vorrebbero adottare comportamenti concreti nella direzione della sostenibilità, ma non sanno da che parte cominciare o quali effettivamente siano quelli corretti: per tutti loro questo documento potrebbe essere un utile e simpatico punto di partenza per fare in modo che “tra il dire e il fare non ci sia più di mezzo il mare!”

Qui potete trovare la guida completa che per essere ancora più fruibile è possibile leggere ma anche ascoltare: www.insostenibiliterrestri.it

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Ambiente

Gli pneumatici delle auto elettriche inquinano?

“Anche le auto elettriche inquinano”: lo dicono spesso i detrattori dei veicoli green, ma è anche uno dei dubbi che attanaglia gli scettici. Se è fuori dubbio che i mezzi elettrici inquinino notevolmente meno di quelli tradizionali, è altrettanto certo che ci siano alcuni elementi che inquinano comunque. 

Tra questi, c’è l’emissione derivante dall’usura degli pneumatici che provoca l’emissione nell’atmosfera di microplastiche e, tra l’altro, sembra sia maggiore proprio con le auto elettriche. Ma c’è una buona notizia: proprio questo problema potrebbe avere presto una soluzione, sulla quale sta lavorando la startup inglese “The Tyre Collective”. Vediamo insieme come. 

Lo studio

Per inquadrare il fenomeno partiamo da uno studio. Secondo l’International Journal of Environmental Research and Public Health, in Europa vengono immesse nell’atmosfera ogni anno ben 500 mila tonnellate di particolato di pneumatici.

Il problema, quindi, non solo esiste ma è anche particolarmente rilevante. Il peso maggiore delle auto elettriche e la più rapida accelerazione causano un’usura più rapida delle gomme rispetto alle auto endotermiche. Si può comprendere ancora meglio quanto sia importante trovare al più presto una soluzione.

L’idea innovativa

“The Tyre Collective”, come riporta Bloomberg, ha ideato un dispositivo che raccoglie le polveri degli pneumatici che si creano con l’attrito sull’asfalto. Il dispositivo installato dietro le ruote e alimentato dall’alternatore dell’automobile ha permesso di assorbire ben il 60% delle polveri. Per questo motivo The Tyre Collective è stata tra le quattro vincitrici dei premi Terra Carta Design Lab, assegnati per le invenzioni originali contro i cambiamenti climatici.

Quando sarà lanciata sul mercato?

Al momento siamo ancora agli albori del progetto. Il dispositivo è ancora un prototipo e nei primi test su strada ha raccolta circa un quinto delle emissioni, ma vi è un ampio margine di miglioramento. 

Bisogna attendere il 2024 quando l’azienda vorrebbe lanciare il suo originale dispositivo sul mercato. L’idea iniziale è di installarlo sul retro di grandi flotte e mezzi per le consegne, per poi proporlo per tutte le tipologie di auto elettriche. 

Insomma, un piccolo grande passo che potrebbe avvicinare alcuni scettici al mondo delle auto green e, magari, far cambiare idea anche a qualche detrattore.

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Ambiente

Riscaldamento globale e crisi energetica: l’esempio delle città car-free

Da una parte c’è la siccità, che ha colpito pesantemente quest’estate, dall’altra c’è la crisi energetica, che sta già facendo sentire i suoi effetti e ci darà del filo da torcere nei mesi più freddi. Due problemi diversi, sicuramente non facili da risolvere, per i quali servono molteplici risposte; ce n’è una, che in qualche modo incrocia le due problematiche e prova a tracciare una delle vie corrette. Si tratta della mobilità sostenibile, che deve anche essere supportata da un mix di infrastrutture efficienti, innovazione, sensibilizzazione e smart cities.

Alcuni esempi virtuosi

Da questo punto di vista, ci sono alcuni esempi virtuosi che si possono seguire, i quali hanno già iniziato a tracciare la strada. 

Solo per citarne due: Stoccolma e San Francisco. La prima ha un sistema di trasporti pubblici efficiente, green e integrato. Punta a diventare “car-free” entro il 2040, con la bicicletta considerata a tutti gli effetti un mezzo di trasporto. La seconda vuole raggiungere le zero emissioni entro il 2050, grazie alla creazione di corridoi sicuri e protetti per bici e pedoni, al passaggio all’elettrico al 100% e ai veicoli a guida autonoma.

L’importanza di una strategia globale

È necessario che sempre più città decidano di intraprendere questa strada, anche perché il tema non è per niente da sottovalutare:  auto, treni, autobus, navi, aerei, alimentati con combustibili fossili sono responsabili di un quarto delle emissioni di gas a effetto serra dell’Unione europea. 

Non può essere sufficiente neanche la sola buona volontà dei cittadini, perché serve un sistema infrastrutturale che supporti tutto ciò e, da questo punto di vista, è indispensabile che le nostre città diventino intelligenti (smart cities).

È necessaria una strategia globale che chiami all’appello non solo i decisori politici, ma anche soggetti privati disposti a investire e supportare il passaggio verso città, infrastrutture e mezzi sostenibili.

Il post lockdown e la sostenibilità

Vi ricordate il lockdown del 2020 e il primo periodo nel quale potevamo iniziare ad uscire? Quanti di voi non vedevano l’ora di fare un giro in bicicletta all’aria aperta, al posto di chiudersi all’interno di un’automobile? Provate a ritornare con la mente a quel periodo, in cui il traffico veicolare era minore e la voglia di muoversi in maniera sostenibile era diventata, per molti, una priorità. Forse comprenderete che vivere in città più green non solo è più bello, ma è anche possibile.

Potremmo trarre insegnamento da questi periodi bui che abbiamo passato e che, con la crisi energetica, stiamo continuando a vivere. Non possiamo ignorare il fatto che il riscaldamento globale sia un problema sempre più visibile e che necessita di risposte immediate, anche dal punto di vista della mobilità urbana.  

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